Uncharted 4
Sapevo cosa aspettarmi da Uncharted 4:la solita corsa per dimostrare la veridicità di una leggenda, lasciando una scia di morti per strada. Ma avevo comunque un hype clamoroso. Il problema è che mi sbagliavo. Naughty Dog è andata oltre, e anche di molto.
Inarrivabile
Non c’è cosa migliore su console. Graficamente è letteralmente da brividi, e ho capito anche il motivo della tanto rumoreggiata PS4 Neo: mi rifiuto di credere che PS4 possa dare di più.
E’ tutto fuori scala: texture, effetti particellari, luci, modelli poligonali, espressioni del viso e animazioni. Ovviamente tutto questo ha un costo, e sono i 30fps quasi sempre stabili che calano in un paio di circostanze legate a roba fuori dal comune che si muove a schermo. Le cutscene sono state realizzate con lo stesso motore del gioco e, soprattutto, sono in real time, infatti non c’è alcuno stacco dal gioco alle cutscene.
Tecnicamente è quasi impeccabile, anche se alcune sbavature ogni tanto vengono fuori ma, ripeto, non penso sia possibile fare più di ciò che hanno fatto. (Sia benedetto il tasto SHARE, una delle migliori invenzioni di questa generazione).
Non è possibile neanche parlare di “nuovo standard” perchè, ripeto, difficilmente vedremo qualcosa di simile o migliore su console almeno fino all’uscita degli upgrade di PS4 e Xbox One (che io, comunque, spero ancora siano solo speculazioni della stampa).
Il doppiaggio in italiano è eccellente come al solito, ma per la realizzazione fuori parametro delle espressioni facciali, e quindi anche del labiale, è consigliabile settare l’audio originale. Al sottoscritto comunque piacciono molto più le voci italiane (affidate agli stessi doppiatori dei capitoli precedenti), dunque quello del doppiaggio rimane un punto molto soggettivo.
Alcune ambientazioni e situazioni ricordano fasi dei capitoli precedenti, ma c’è molto, molto altro che fanno di Uncharted 4 il miglior capitolo della saga.
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Vecchio Nathe, nuovo gioco
Intanto le sparatorie: tutte le armi danno un feedback migliore, molto più “realistico” grazie anche alla fisica dei colpi che è migliorata a dismisura. Le coperture di fortuna vengono disintegrate dopo aver ricevuto una buona quantità di colpi e le coperture “resistenti” sono poche, ma il movimento dei nemici rende controproducente rimanere troppo tempo dietro allo stesso muro o colonna, in quanto i grandi spazi su cui si svolgono i combattimenti portano i cattivi ad attaccare anche dai lati e, molte volte, alle spalle, dato che si spostano molto sul campo.
Le grandi ambientazioni hanno portato Naughty Dog ad implementare anche delle fasi stealth molto più elaborate rispetto ai capitoli precedenti, è possibile infatti camminare abbassati nell’erba e sorprendere i nemici. Riguardo a questa nuova meccanica, è stato inserito un sistema di marcatura dei soldati simile a quello presente in Metal Gear Solid V, ma più snello e veloce rispetto a quello offerto dal titolo di Kojima.
Altra novità è data dalla presenza del rampino che, oltre a rendere più spettacolari le fasi platform, è il punto di congiunzione tra queste ultime e i combattimenti: nel caso l’approccio stealth fallisca, Nathe si troverà da subito sotto una pioggia di proiettili, e per evitare che venga chiuso in un punto dai nemici è necessario spostarsi il più possibile sulla mappa, sfruttando ovviamente anche i salti col rampino, dal quale è possibile sferrare attacchi “volanti”, sparare, o semplicemente raggiungere un punto che sia fuori dal campo visivo dei nemici.
Una cosa sorprendente riguarda l’esplorazione legata agli enormi ambienti. Vagare per questi ultimi da quasi sempre una sensazione di smarrimento,un po’ come nei primi Tromb Raider, salvo poi scoprire che gli sviluppatori hanno inserito più percorsi per arrivare alla meta, ma il dubbio “avrò preso la strada giusta?” si farà spazio nella vostra testa più d’una volta.
Tornando al discorso de i vecchi Tomb Raider, un altro elemento che accomuna Uncharted 4 a quei classici è la ricerca di modi per raggiungere determinati punti, come ad esempio cercare e spostare casse in punti strategici o provare e riprovare salti per capire come proseguire. A differenza della vecchia Lara però, Nathe ha sempre un compagno che, dopo un (bel) po’ di fallimenti, suggerisce cosa fare. L’unica situazione in cui Drake se la deve cavare da solo sono gli enigmi, sicuramente più elaborati e in quantità maggiore rispetto ai capitoli precedenti, ma mai troppo impegnativi.
Sulla narrazione è stato fatto un significativo salto in avanti: l’esperienza del team con The Last of Us è stata utilissima ed ha portato su un altro livello anche questo aspetto, molto più curato ed empatico rispetto ai tre capitoli precedenti. Questa volta la storia, nel suo complesso, non viene raccontata solo dai dialoghi tra personaggi ma anche da documenti che si trovano in giro esplorando le ambientazioni, un po’ alla Gone Home. Tutti questi elementi danno davvero una marcia in più alla storia, anche dal lato emozionale (come già detto) nonostante il canovaccio della trama non si discosti molto dai precedenti giochi della serie mi ha tenuto incollato alla TV dall’inizio alla fine, più di quanto non avessero fatto gli altri capitoli.
Multiplayer a rate
La modalità multiplayer è rimasta praticamente identica a quella della beta: divertente, diversa rispetto ad Uncharted 2 e 3, molto meno verticale ma più frenetica (anche grazie ai 60fps) e con un occhio di riguardo per il gioco di squadra. Rispetto alla beta sono stati aggiunti i modificatori per le armi e c’è stato un bilanciamento generale sia dell’arsenale che dei poteri. Tornerò a parlare del multiplayer più dettagliatamente tra qualche mese, quando tutti gli aggiornamenti gratuiti saranno usciti, incluso quello con la modalità co-op: uno degli aspetti meno considerati (a torto) dei due capitoli precedenti.
Uncharted 4 è amore per i Videogiochi
Non vi saranno sfuggite le tante citazioni ad altre produzioni che ho evidenziato in questa recensione. Effettivamente all’inizio si potrebbe pensare a semplice ispirazione tratta da altri videogiochi sia popolari che meno conosciuti, in realtà se aggiungiamo tutti questi elementi alla quantità enorme di easter egg presenti nel gioco (non solo di lavori Naughty Dog), l’ultimo capitolo della saga di Nathan Drake prende le sembianze di un grandissimo omaggio ai videogiochi in generale, ma il modo in cui è stato legato ed amalgamato il tutto rende Uncharted 4: la fine di un ladro unico, un capolavoro senza tempo che ogni appassionato di videogiochi dovrebbe giocare. E’ l’opera Omnia di Naughty Dog. E’ amore vero per i videogiochi.
evviva NaughtyDog: gente molto seria. Peccato (per me che non ho e non comprerò più console nextgen) che sia un’esclusiva Sony.