Killzone: Shadow Fall
Gli Helghast non muoiono mai
Killzone: Shadow Fall ricomincia a seguire la storia della guerra fra gli Helghast e gli ISA/Vektan.
La narrazione riprende -eccetto un brevissimo prologo- 30 anni dopo la fine del capitolo precedente e la distruzione di Helghan; ai sopravvissuti del cataclisma avvenuto nel prequel viene offerto asilo su Vekta. La convivenza fra i due ancestrali nemici non è però cosa facile, ed in breve tempo gli Helghast si trovano a cacciare tutti i Vektan dai loro territori ed un muro viene creato per dividere il pianeta in due e mantenere separate le due superpotenze, creando una situazione simile alla Germania Est / Ovest post WW2. Il gioco ci piazza direttamente in questa situazione da guerra fredda, nei panni dello Shadow Marshal Lucas Kellan. Gli Shadow Marshal sono soldati altamente addestrati dell’esercito Vektan specializzati in infiltrazione e sono fatti spesso operare in territorio nemico e sono al centro di violenti conflitti con gli infiltratori Helghast. Entrambi gli schieramenti non sono per nulla gentili l’uno con l’altro.
La trama del gioco è davvero bella. Tutta la saga di Killzone ha sempre avuto una narrativa interessante e brutale, ed addentrandosi un pochino nel background ci si può render conto di quanto, a differenza di quasi tutti gli sparatutto moderni, in Killzone non ci sia uno schieramento buono ed uno cattivo in assouto
visto che tutto il casino di Killzone è partito proprio dagli ISA che hanno cacciato gli Helghan da Vekta (il pianeta era stato regolarmente comperato e colonizzato, ma ci facevano troppi soldi ed agli ISA non è piaciuto) , con conseguenti invasioni e genocidi. Anche questo capitolo affonta, per quanto in maniera abastanza approssimativa, temi complessi come razzismo, responsabilità , e quanto possa essere sbagliato non cambiare mai idea.
La campagna giocatore singolo è decisamente un bel giocare,
ma non perfetto purtroppo. Tutto quel riscontro psicologico porta con se qualche problema nel ritmo della campagna: alcuni livelli sono troppo chiaccherati ed altri troppo fenetrici, rendendo il tutto una esperienza a tratti altalenante.
Esaminando il prodotto dal lato tecnico possiamo vedere fin da subito che è stato fatto un buonissimo lavoro. Il gioco è splendido a vedersi, non al livello di Ryse ma senza dubbio un ottimo esponente di ciò che queste consoles possono fare. I modelli poligonali sono ben realizzati, anche se i nemici tendono ad essere un po’ monotoni e generici, le animazioni sono fluide e le texture di altissima qualità . Particolarmente gradevole l’effetto delle luci dinamiche e dell’acqua.
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Quello che mi ha dato comunque una impressione migliore dal lato tecnico è quanto il tutto appaia solido alla vista. Quasi non so come descriverlo a parole, ma è una sensazione che si respira muovendosi nell’ambiente. Spesso nei giochi il mondo pare una scatola di cartone con dei bei poster appiccicati sopra, e per quanto le texture possano essere ben fatte c’è disparità fra ambiente e personaggi, rendendoli quasi marionette in un set. In Killzone tutto questo non l’ho riscontrato, e tutti i vari aspetti grafici si integrano perfettamente, con ambienti e personaggi che paiono vivi e convincenti. Gli ambienti di gioco sono inoltre molto variegati, e le mappe molto divertenti.
Un’altra cosa che ho sempre amato della serie di Killzone è la fisicità del gioco. I movimenti dei protagonisti hanno sempre fatto sentire al giocatore il peso delle armi, e le interazioni con le coperture hanno sempre sero benissimo l’idea degli spazi. Mentre in moltissimi giochi i protagonisti sono fantaccini senza peso che scivolano in ambienti di ghiaccio, in Killzone sentiamo il peso dei movimenti con tutti gli equipaggiamenti che i soldati si trascianno dietro.
Sul versante audio abbiamo un gran doppiaggio in lingua originale, anche se l’accento marcatamente britannico degli Helghast si è ammorbidito, facendosi sentire di più solo in alcuni personaggi chiave. La colonna sonora non infastidisce ma non esalta. Più che discreti gli effetti sonori di armi ed esplosioni varie.
E per sparare in compagnia?
Il comparto multiplayer del gioco è quello che ci aspettiamo da uno sparatutto in prima persona. Deathmatches, Capture and Hold e Warzones sono sempre le solite modalità , ma sono realizzate in maniera impeccabile. Il gioco è frenetico ma non troppo, ragionato ma non troppo. Perfettamente bilanciato in fase di divertimento e le tre classi customizzabili sono equamente divertenti
Ottime anche le 10 mappe, che grazie ad una eccellente realizzazione tecnica e di level design fanno cambiare totalmente l’approccio al gioco. Il run and gun non paga quasi mai
In buna sostanza questo prodotto è valido. Non il miglior sparatutto mai realizzato ma nemmeno il peggiore. Tecnicamente mostra abbastanza i muscoli e si lascia giocare con gusto.
Si merita un buon
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