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L’influenza dei Videogiochi

No, non si parla dei supporti ottici scaldati ad almeno 37 gradi: questo articolo vuole pizzicare le corde il cui suono viene tenuto nascosto da molti gamer. La paura che, facendo udire ad altri questo suono, potrebbero dare l’impressione di aver varcato quella linea di demarcazione immaginaria che divide il nerd dall’hardcore gamer. Chi vi scrive pensa di far parte della seconda categoria anche nonostante abbia sempre odiato classificare le persone

Pochi giorni fa ho scoperto che diventerò padre. Uno shock tremendo, ma dopo qualche ora la paura e la disperazione lasciano il posto alla felicità di costruire qualcosa di importante. Il primo pensiero è stato di piazzargli subito nella culla il Sackboy e Yoshi. Il secondo è stato “finalmente qualcuno con cui condividere a pieno la mia passione”. Il fatto che potrebbe nascere femmina non mi ha neanche sfiorato, ma quando questa possibilità ha fatto capolino nella mia testa mi ha fatto pensare un bel po’. Possibile che neanche mi era arrivata la notizia e già pensavo a come far entrare nel contesto i videogiochi? Da qui è partito un lunghissimo excursus della mia vita nel quale facevo il conto di quanto i videogiochi hanno influenzato la mia esistenza; a conti fatti, hanno influito davvero molto. Innanzi tutto sono stati la cosa principale da condividere con mio padre: fu lui con la sua Amiga 500 a farmi appassionare seriamente. Lui giocava a Indiana Jones and the Last Crusade, Monkey Island, Another World, Flashback, Prince of Persia…io ero li a guardare e, in qualche caso, a dare suggerimenti. Suggerimenti di merda perché avevo 6 anni, ma sempre suggerimenti erano, e soprattutto evidenziavano il mio interesse alla cosa. Da allora la passione per l’elettronica di intrattenimento è ancora il filo di congiunzione più spesso che unisce me e mio padre, anche se non è mai capitato di giocare insieme ad un videogioco.

Un’altra cosa in cui i videogiochi hanno segnato profondamente la mia crescita sono stati i gusti musicali. Alcune delle prime “canzoni” che ho registrato con il registratore a presa diretta dei miei genitori è stata la Main theme di Monkey Island e l’Ending Theme di Another World , ma è con l’avvento di Crazy Taxi che le mie preferenze hanno fatto un crazy drift non da poco, tanto che la scia provocata dalla sterzata è viva ancora oggi. Dagli Offspring e i Bad Religion i miei gusti si sono evoluti fino ad ascoltare tutti i generi che in un modo o nell’altro sono collegati a quei due gruppi, per poi esplorare oltre i confini del punk, fino a riapprezzare alla grande i gruppi del passato, uno fra tutti i Beatles, a tutt’oggi il mio gruppo preferito insieme proprio agli Offspring.

Insomma, la musica ed il rapporto con un genitore non mi sembrano cose da poco, ecco perché quando sento persone dirmi “ma c’hai 30 anni e ancora stai in fissa con i videogiochi?” mi incazzo come una bestia. Mi incazzo soprattutto perché le persone da cui ho sentito quell’osservazione sono sposati, con figli, e magari si drogano. A quasi 30 anni sto ancora in fissa con questo splendido mezzo di intrattenimento e me ne vanto, in quanto mi hanno permesso anche di non seguire la strada intrapresa da tantissimi amici, che per noia o depressione “calano” l’impossibile. Direi che avere il culo sulla sedia davanti allo schermo è un pelo più salutare.

E poi, parliamoci chiaro, alcuni videogiochi danno insegnamenti: Tornando alla mia infanzia ricordo che i miei genitori mi comprarono dei videogiochi educativi per imparare la matematica su PC, se non ricordo male il personaggio principale si chiamava Adam, e il gioco era un platform ad enigmi che potevano essere superati portando a termine dei veloci calcoli matematici. La cosa straordinaria è che funzionavano alla grande. Un’altra cosa che mi insegnarono i videogiochi fu la guida.

So che sembra strano, ma in realtà devo ringraziare il primo Gran Turismo se a 18 anni sono riuscito a prendere la patente con un esame pratico di 5 minuti. Una delle prime cose che l’istruttore mi disse durante le guide fu di guardare sempre la fine della strada, perché così facendo sarebbe venuto automatico muovere il volante in modo da tenere un andatura regolare anche in curva, al che gli risposi che utilizzavo la stessa tecnica in Gran Turismo qualche anno prima, e per contro risposta mi beccai un “sì, ma se qui sbagli ti fai male”. Ciò che non sapeva era che non sbagliavo neanche in Gran Turismo (tanto tempo fa…ora sono una grandissima pippa nd Er`Pupo).

Man mano che passava il tempo e la passione per i videogiochi aumentava, mi sono accorto che questi ultimi non influiscono solo attivamente nella vita, ma anche passivamente. Una giorno infatti (in realtà era una sera) scoprii che non ero il solo matto ad aver sognato la soluzione all’enigma di un videogioco. Si, mi è successo anche questo, ma non sono il solo (confermo ndTMO). Ho per testimoni altri due castori che, quella famosa sera, hanno fatto outing (sempre riguardo al sognare soluzioni, i culi sono a posto ndTMO). Al tempo del primo Silent Hill rimasi bloccato all’enigma dei segni zodiacali. Di sicuro non era nulla a confronto con altri enigmi del gioco ma, forse proprio per la sua semplicità, me ne sfuggiva la soluzione. Fino a che una notte sognai di provare una determinata cosa che nel gioco non avevo ancora messo in pratica, ed in effetti fu quella giusta. TiMO disse che qualcuno – non ricordo chi (neanche io probabilmente l’ho inventato ndTMO) – gli spiegò che quando la nostra mente si concentra assiduamente su un qualcosa elabora pensieri sulla stessa anche di notte, dunque non vi dovete preoccupare se sognate parti di un gioco che vi sta particolarmente tenendo impegnati. So infatti che molti pensano a come superare un determinato punto di un gioco anche mentre sono a scuola o a lavoro, tanto da condizionarne la concentrazione. Alle volte queste situazioni portano a proiettare nella vita reale situazioni vissute nei videogame. Nel periodo in cui ero impegnato a prendere il platino in Uncharted 2 mi stavo concentrando sulla ricerca dei tesori e delle reliquie, tanto che un giorno -a lavoro- vidi un luccichio per terra e pensai istintivamente “eccolo!” , ma neanche un secondo dopo mi misi a ridere, perché avevo capito di aver scambiato una carta argentata a terra per un manufatto nepalese (e pensate, senza drogarsi! ndTMO).

Potrei anche elencare le innumerevoli funzioni sociali che il nostro passatempo preferito si porta dietro, come le persone conosciute che poi sono diventate amici o addirittura vere coppie di vita, ma mi limiterò a ricordare che il passatempo, in quanto tale, deve servire a staccare dallo stress e dalla quotidianità. Il piacere e la rilassatezza che giungono durante quelle orette che si passano con un pad in mano, dopo una giornata di lavoro o di adempimenti obbligatori vari, non hanno prezzo. Basta qualche ora davanti ad un videogioco per liberare la testa da qualsiasi ansia o problema, e sicuramente è uno dei modi migliori per raggiungere tale scopo. Non vedo come un videogame possa influire negativamente su una persona, tantomeno come possa essere il motivo principale di comportamenti negativi, a meno che alla base non ci sia un disagio ben più grave.

Insomma, tutto questo giro per dire che spero nasca un bel maschietto!

(e come minimo viene fuori femmina adesso, lo sai si? ndTMO)

Un articolo di Er Pupo

Puoi trovarmi su Twitter o Facebook

Se mi trovo qui é perché sono romano: ho conosciuto Marco all’expocartoon di Roma quando ancora era un fanboy SEGA, scriveva su un sito di Videogiochi che seguivo e si faceva chiamare TMO (senza l’articolo). Con la morte del Dreamcast TMO impazzì, e ne seguirono una serie di eventi (durati 10 anni e passa) che senza motivazione apparente mi hanno portato a scrivere su Beavers. Sapevo di TMO project quando ancora era nella testa di Timo, anche se non ho ancora ben capito cosa sia, e sono a conoscenza della passione, il tempo ed i soldi che ha dedicato da anni a questa parte. Ancora mi chiedo però cosa significasse la sua vecchia mail, “mamameg” (rischierei la scomunica ndTMO) pero’ sono felice e onorato di essere qui. I miei vizi sono solo sigarette e gaming, dunque va da se’ che sto’ sempre senza na lira (cosa che ci accomuna un pò tutti, su questo sito ndTMO)!

25 Aprile 2012
Categoria: Comics

Commenti

15 risposte a “L’influenza dei Videogiochi”

  1. the_TMO ha detto:

    er Pupo der Pupo! :V

  2. Aloneinthenerdiness ha detto:

    cazzo bell’articolo e auguri! Ma mi raccomando,deve avere futuro da gamer SOPRATTUTTO se femmina

  3. Patrick Palombo ha detto:

    Bellissimo post. Ma insomma, anche fosse una femminuccia, non vuol dire che non potresti metterla a nanna dentro una culla fatta a forma di Pandora’s box. La mia ragazza ne sarebbe stata felicissima :D

  4. Marco Giammetti ha detto:

    La femmina Hardcore Gamer oltretutto è decisamente massiccia a mio avviso. Mai conosciuta una dal vivo. XD

  5. Cci vostra. Me stanno a di tutti che sarà femmina :° comunque non cambierà nulla…invece di indottrinarla con la PS Vita la indottrinerò con il DS :troll:

  6. kingkilium ha detto:

    Auguri di tutto cuore :)

  7. Hagane ha detto:

    Congratulazioni, Er Pupo! Se sarà femmina è lo stesso… lunga vita alle gamer donne! ;)

  8. Diego Castelli ha detto:

    Bellissimo articolo,e congratulazioni per la bimba in arrivo :D

  9. Grazie a tutti per gli auguri :)

  10. marcolago ha detto:

    Leggo solo ora, ma che bella lettura! Congratulazioni!
    Lascia che ti dica che trovarsi a giocare con il proprio figlio è una cosa inaspettata e arriva prima di quanto credi. Io sono sempre stato dell’opinione che prima di una certa età, da me quantificata in 6 anni circa, un bambino non ha i mezzi fisici per giocare (leggi: non riesce a tenere in mano un controller) ma oggi le cose sono cambiate e smartphone e tablet hanno distrutto questa teoria.

    Il mio figlio più grande ha 3 anni e mezzo e gioca con disinvoltura a Gesundheit! (papà, è quello che mangia!), a Tiny Bang Story ma anche a Zelda (papà fammi giocare con pinzabeo) e ora a Fez (papà metti quello bianco) e garantisco che ci gioca, non fa solo finta, raggiunge dei risultati e, soprattutto, si diverte, penso anche di più di quanto non mi divertissi io da bambino sullo Spectrum.

    In ogni caso alla fine anche se il pad può essere in parte uno scoglio questo non cambia la voglia del bambino di giocare, anche solo per imitazione e prima che te ne renda conto il piccolo è lì a chiederti di passargli il controller e se volevi giocare devi passare la mano e scambiare i ruoli, alla fine torni a guardare, come da piccolo.

    Ma tutto questo è meraviglioso, per chi è cresciuto con i video games e a 30 anni suonati ancora ci gioca e si diverte, veder crescere una passione, più che un compagno di giochi è una grande soddisfazione.

    Sono certo che passerai dei momenti bellissimi di gioco e condivisione e, se non hai paura di spoilerarti un pezzo di Fez, leggi questo http://bit.ly/JfVHUY, per un piccolo assaggio di quando una giovane mente possa fare bene al cuore e all’esperienza unica.

    Buon divertimento allora ;)

    • Cercavo qualcosa da ri-postare su Twitter, e sono ricapitato su questo articolo. Dopo un anno e tre mesi di vita posso confermare quello che dici! Già sa che per far muovere le icone sul telefono o il tablet deve strusciare il dito sullo schermo, e mi passa il telefono quando vuole vedere i video e le foto.

      Sono rimasto shockato :V

    • Marco Lago ha detto:

      Che bella cosa, davvero.
      E sarà sempre meglio, vedrai.

      Io ho iniziato giusto questo weekend un piccolo progetto personale che ho chiamato “faccio un gioco con mio figlio” perché la settimana scorsa è scoppiato in lacrime quando mi ha chiesto se poteva giocare a Super Mario usando Koopa e io gli ho detto di no.

      Ora faremo noi un gioco “di Mario” con Koopa come protagonista, Flixel alla mano e rispolverando un po’ di programmazione.

      Sarà una bella cosa, a presto la prima puntata ;)

    • Da paura! Facci sapere!

  11. ErPupoDeBeavers ha detto:

    COmunque è Maschio!! http://twitvid.com/ESGNH (reazione in diretta!)

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