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The Aquatic Adventure of The Last Human

The Aquatic Adventure of The Last Human, sviluppato dagli svedesi YCJY è un gioco che mescola esplorazione e pesante boss-killing sottomarino. Così descritto, però, non credo renda l’idea. Si potrebbe dire che si tratta di una specie di Metroidvania. [HTML1] Nei panni dell’ultimo esemplare di essere umano, raggiungeremo, dopo un lunghissimo viaggio nello spazio, quello […]

The Aquatic Adventure of The Last Human



The Aquatic Adventure of The Last Human
, sviluppato dagli svedesi YCJY è un gioco che mescola esplorazione e pesante boss-killing sottomarino. Così descritto, però, non credo renda l’idea.

Si potrebbe dire che si tratta di una specie di Metroidvania.

[HTML1]

Nei panni dell’ultimo esemplare di essere umano, raggiungeremo, dopo un lunghissimo viaggio nello spazio, quello che una volta era il pianeta Terra. Ormai completamente sommerso, una sottile crosta terrestre protegge e conserva i suoi segreti, i suoi tesori e i suoi orrori.

A bordo di quello che, inizialmente, altro non è se non un piccolo sommergibile, cominceremo ad esplorare le rovine della nostra civiltà fatte di tecnologie arruginite, strutture fatiscenti, emissioni di gas tossico e condotti bui. Il problema è che a guardia di tutto questo ci sarà una serie di mostri marini, ognuno più pericoloso dell’altro.

Il gioco valorizza molto il proprio carattere “bipolare”.

A momenti di “free-roaming”, fatti di esplorazione e con pericoli quasi del tutto assenti, si alterneranno difficili boss fight con tutto quello che comportano. Si avvertirà subito la necessità di avere tattica, padronanza degli strumenti a disposizione, precisione e pazienza, soprattutto considerando che il nostro sottomarino potrà sparare solo entro un angolo di 180° al di sotto di sé. Può essere giocato con la tastiera, ma è di gran lunga preferibile giocare tramite controller.

Il design sembra dirigere il titolo, quindi, in due direzioni.

Da un lato spinge i giocatori a seguire un certo iter progressivo e lineare. Spesso, l’accesso ad alcune aree della mappa ci è reso impossibile perché non abbiamo gli strumenti necessari per accedervi. Questi strumenti vengono acquisiti sotto forma di upgrade, sbloccati man mano che elimineremo i mostri marini e che esploreremo zone un po’ più nascoste. Reputo divertente e intelligente il fatto che, spesso, ogni upgrade sbloccato sarebbe stato perfetto per aiutarmi a sconfiggere il mostro che mi ha permesso di sbloccarlo. Pur essendo una cosa “bastarda”, credo faccia capire ai giocatori di essere stati perfettamente in grado di eliminare un nemico grazie alle proprie capacità più che alla “tecnologia” a disposizione.

Dall’altro lato, invece, ci lascia pieno controllo sul grado di esplorazione che vogliamo effettuare nell’area di gioco che ci è possibile visitare. Quando esploriamo questi giganteschi abissi, pieni delle rovine di ciò che è rimasto dell’umanità, i pericoli sono quasi del tutto inesistenti e la mappa in alto a destra nello schermo ci aiuta a non perderci. Alcuni “checkpoint” ci permettono, poi, di muoverci da una parte all’altra del mondo di gioco, man mano che ne scopriremo l’esistenza. Un po’ come i portali in Diablo, per intenderci.

A raccontare cosa è successo all’umanità, attraverso i diversi livelli che la pixel art del gioco ci offre, saranno gli scenari devastati, gli sparsi messaggi olografici e gli ormai “antichi” messaggi pubblicitari.

Non ci sono lunghi testi da leggere: quasi tutto il lavoro è lasciato alla stimolazione visiva. Anche la telecamera svolge un ruolo interessante, in questo senso. Seguendo il nostro piccolo sottomarino, allargherà la visuale quando ci muoveremo in spazi più aperti e la restringerà quando invece ci addentreremo in spazi più angusti.

La musica di Karl Flodin – che ha lavorato anche a SUPERHOT – con molto riverbero e delay accompagna il nostro viaggio, dimostrandosi capace di seguire i due ritmi diversi del gioco. Durante il nostro esplorare, deliberatamente buio per la maggior parte del tempo, amplierà una sensazione di solitudine e di abbandono che, in ogni caso, non sembra voler trasmettere negatività alcuna ma solo presentare ciò che è la realtà. Durante i combattimenti, invece, sembrerà riassumere la “personalità” dei nostri avversari, dandoci il sottofondo di cui abbiamo bisogno.

The Aquatic Adventure of The Last Human mi è capitato sotto gli occhi all’improvviso, senza che ne sapessi nulla. Non mi sono forzato a volerci giocare, per quanto il gioco sappia benissimo essere difficile.

L’unico fastidio che ho riscontrato, legato alla performance: ogni tanto il gioco sembra “arrancare”, rallentando di tanto in tanto in maniera inspiegabile. Non ritengo sia un problema strettamente legato al mio hardware (che ok, non è più top-notch ormai, ma dovrebbe aver retto cose molto più esigenti in termini di risorse) ma non mi sento di escluderlo completamente.

Quello di YCJY è un gioco che sa uscire un po’ fuori dagli stereotipi dei generi ai quali appartiene, se non fosse altro per il modo in cui racconta la propria storia. Decisamente qualcosa che vale la pena di provare.

Lo potete trovare su Steam, su GOG , su itch.io (su cui c’è anche una demo) e sull’Humble Store.

7.5

Un articolo di LostTrainDude

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Sono videogiocatore dai tempi del seggiolone (ero l'orgoglio della famiglia, riuscendo a battere i primi livelli di R-Type su Amiga a 2 anni) e appassionato di musica e scrittura dai tempi del liceo. Sono uno a cui piace fare un sacco di cose, il problema è che mi piace farle contemporaneamente. Ho conosciuto TheTMO prima per sentito dire (definito "la persona con più videogiochi che abbia mai visto") e poi, un paio d'anni dopo, per visto fare. Da quella volta che giocammo uno contro l'altro a Quoridor, se oggi sono qui a scrivere su Beavers e se siamo finiti a partecipare insieme alle Global Game Jam con la Lonely Crew, è probabilmente perché quella partita la persi. Da lì ho cominciato a condividere grandi avventure esilaranti su Beavers assieme ad Oink, Er'Pupo e Prophet che fanno di questo uno dei posti più belli e divertenti nei quali mi sia trovato a stare da sempre.

10 Aprile 2016
Categoria: Comics, Review

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