Mad Max
Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della terra, gli oceani erano scomparsi, e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana era sopravvissuta. E l’Australia è riuscita a diventare un posto leggermente più arido e decisamente più ospitale, in cui meno cose tentano di ucciderti.
Max Rockatansky is Mad.
Sarà per colpa del cognome? Sarà per colpa del vivere costantemente con la sabbia nelle mutande?
Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, attraverso tutto il gioco la gente dirà tantissimo che abbiamo gli occhi di un killer, quando ogni persona che incontriamo è in realta affabile come un chiodo caldo sotto l’unghia del pollicione ed ucciderebbe la mamma per un sorso d’acqua.
Quindi in realtà non ho ben capito cosa questo Max abbia di Mad che non abbia qualsiasi altro genocida figlio di mignotta che gira in quel mondo deserto, ma vabbè…
Parliamo del gioco. Max stà guidando la sua macchina V8, che nel mondo di Mad Max è tipo la cosa più figa dell’universo. Un sacco di gente lo picchia, gli ruba la macchina e pure la giacca.
Perchè nel mondo di Mad Max la gente è quasi tutta mezza ignuda, tranne se sei un personaggio importante, in quel caso ti devi vestire per essere diverso da tutti gli altri.
Pesto ed appiedato Max viene per un qualche motivo riconosciuto come un profeta divino da Chumbucket, un meccanico gobbo e storpio, fondatore ed unico membro della chiesa delle auto. I precetti di questa chiesa sono particolari. Ha ricevuto in sogno una visione di un guidatore cazzutissimo alla guida di una macchina altrettanto cazzuta, e si mette per questo motivo a creare la Magnum Opus, che sarà il nostro veicolo principale durante il gioco. E con questa Magnum Opus, Chumbucket crede che il guidatore salverà la sua terra. Una religione che ha senso tanto quanto le triple A religion, ma con l’aggiunta di roba fighissima come macchine corazzate con lanciafiamme e lanciamissili.
Esaminiamo il gameplay
Mad Max è stato da molti additato come “l’ennesimo_open_world_con_combattimento_copiato_dalla_serie_Arkham™” e, per quanto questa definizione sia tecnicamente corretta, come la maggior parte delle affermazioni della stampa specializzata, è anche estremamente riduttiva.
Se da un lato è vero che il gioco è un open world con missioni da completare, punti di visibilità da controllare e sezioni da lootare è altrettanto vero che la parte da leone la fanno i combattimenti fra veicoli.
Spostarsi sulla mappa inevitabilmente finisce in una orgia di metallo urlante, fiamme, esplosioni e ragdoll di punkettoni usati come bersaglio.
Più che uno Shadow of Mordor quindi il titolo è un Chase HQ sotto steroidi, in cui si può anche scendere dalla macchina e prendere a pugni in faccia un sacco di cosplayer dei Prodigy.
A tutto questo aggiungiamo anche che i veicoli sono tutti modulari. A seconda dei danni inflitti perderanno pezzi, rivelando ad esempio gomme e serbatoi, che potremo esplodere con una bella fucilata ben piazzata.
Questa modularità fa si che la Magnum Opus cambi esteticamente a seconda dei potenziamenti e delle carrozzerie sbloccate e montate. Le possibilità di personalizzazione sono mastodontiche e potremo scegliere se preferiamo veicoli agili e scattanti, ma più fragili, o vere e proprie corazzate delle sabbie capaci di infliggere seri danni con ogni attacco, come Pistorius con una pistola in mano, ma più lente di Pistorius senza aumenti cibernetici.
Parlando di giocabilità ci troviamo davanti ad un titolo un po’ duale. Il lato dei veicoli e la loro “fisica” è arcadona al massimo, ma decisamente ben fatta. Collisioni, impatti, accellerazioni, esplosioni, tutto ben realizzato e molto gradevole. Anche il comportamento dei veicoli, nostro e nemici, su strada e su sterrato cambiano completamente, portando diverse strategie. La soddisfazione di insabbiare un camion di predoni con una bella sportellata è enorme.
A piedi invece le cose non sono tutte rose e fiori. I movimenti sono un po’ impacciati ed il combattimento non è molto reattivo e tattico. Molto spesso ci riduceremo al button mashing, con l’occasionale schivata o parata per i rari attacchi degli imbelli fantaccini nemici. Occhio però, che quando colpiscono menano duro.
Le fasi di esplorazione a piedi invece sono gradevoli, il design degli accampamenti è ben fatto e sono tortuosi ed inquietanti al punto giusto.
In un setting come quello di Mad Max non possiamo cercare molta varietà, essendo tutto deserto, gli sviluppatori sono invero riusciti a stupirmi non poco. Il deserto è sabbioso, ma anche roccioso ed è possibile capire quando siamo in una parte della mappa che dovrebbe essere al fondo dell’oceano per via sia delle curiose formazioni rocciose che per la presenza di relitti di navi e sottomarini. Passeremo poi per città devastate, porti prosciugati, cittadelle fortificate etc. Insomma, per quanto sia tutto sabbioso c’è comunque varietà.
La sabbia poi è davvero protagonista del gioco. La resa è fenomenale, con polverone sollevato dai veicoli, tempeste di sabbia, tornati; tutto realizzato ottimamente.
Su PC gli effetti sono ben realizzati e tutto si muove in maniera fluidissima, ed il motore è anche particolarmente scalabile, offrendo esperienze degne anche su macchine meno performanti.
Ammirami
Tutto rose e fiori dunque? Beh, no. Il gioco soffre del solito problema associato a questo genere. Fin troppa roba da fare. Tantissimi accampamenti, lunghe e tediose sessioni di scazzottamento, un sacco di filler insomma. Meno di Just Cause 3, ma sicuramente meno interessante di The Witcher 3.
Nonostante tutto però resta un gran bel gioco, fin troppo ignorato per colpa di classificazioni errate. Come al solito direi.
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