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The Next Penelope

“Io sono nessuno” e mi faccio il gioco da me

The Next Penelope

The Next Penelope è un racing game sci-fi, a velocità e difficoltà crescenti che fa molto affidamento sulle nostre doti di pilota. Sviluppato quasi unicamente da Aurélien Regard, viene da lui descritto come “una specie di F-Zero in 2D che si è unito ad uno shoot ‘em up per PC-Engine”. Chi di voi sa cosa stia parlando, probabilmente non può fare a meno di confermare questa definizione.

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Traendo spunto dall’anime franco-giapponese Ulysses 31, il semplice intreccio narrativo è costruito su una rilettura fantasiosa dell’Odissea in chiave sci-fi.

Ulisse, da 10 anni perso in qualche luogo remoto dello spazio, ha sconfitto uno dei figli di Poseidone che, di tutta risposta, vuole vendetta. Nei panni Penelope, moglie di Ulisse, e con l’obiettivo di ritrovarlo, affronteremo i personaggi della vicenda, ogni volta in modo diverso e su tracciati che rispecchiano questi personaggi e il loro ruolo all’interno della storia.

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Il primo motivo per cui mi è piaciuto giocare The Next Penelope è perché ti catapulta subito nell’azione, ponendoti sempre in una posizione di leggerissimo svantaggio. L’acceleratore è sempre attivo e non saremo mai i più veloci di tutti solo grazie alla nostra astronave.

Non esiste un pedale per l’acceleratore né per il freno: il nostro lavoro consisterà nel saper gestire le curve di ogni tracciato e nel saper usare le varie armi che acquisiremo man mano che andremo avanti nella storia.

Il gioco prevede anche la possibilità di giocare tramite tastiera, ma giocato con un gamepad mi è risultato molto più comodo e facile da imparare. Il fatto che sia facile, non significa però che sia immediatamente padroneggiabile (cosa che lo rende anche più interessante).

Regard ha fatto di tutto per dare vita ad un gameplay basato sul risk\reward: rischiare la pellaccia è spesso proprio l’arma che serve per vincere. Usare armi e features ci costerà energia e non sempre avremo la possibilità di ricaricarla facilmente.

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Lo “story mode” di The Next Penelope non dura molto: 6 “mondi” che io, da giocatore inesperto, ho impiegato 3-4 ore a completare (ma uno speedrunner che conosce tutto a memoria ci può impiegare anche solo 22 minuti). Una volta completati, si avrà la possiblità di continuare a giocare in vari livelli bonus che, seppur variegati, saranno più che altro un test per le nostre abilità.

Il fatto che il gioco sia piuttosto breve, mi ha fatto rendere conto molto più facilmente di quanto sono migliorato nel corso del tempo e, anzi, mi ha fatto venire voglia di rigiocare alcuni mondi che avevo trovato difficili per vedere se e con quanta facilità riuscivo a completarli nuovamente.

Ognuno dei 6 mondi presenti nel gioco, completabili senza ordine preciso, consta di 3 tracciati, accuratamente progettati da Regard:

  • Il primo ci servirà da tutorial per la nuova arma di cui entreremo in possesso
  • Il secondo è una corsa vera e propria, in cui si può cominciare a mettere in pratica ciò che abbiamo imparato nel tutorial
  • Il terzo è una boss fight

E sono proprio le boss fights ad essere divertenti. Se nelle corse bisogna mettere in pratica quello che si è imparato nel primo dei tracciati del mondo in cui ci troviamo, nelle boss fights spesso dovremo fare uso di tutto quello che abbiamo imparato fino a quel momento.

Ogni mondo ha una difficoltà diversa e completarlo sarà più o meno difficile a seconda della nostra abilità di piloti e degli upgrades attivi sulla nostra astronave, acquistabili tramite i punti esperienza che accumuleremo giocando.

Uno dei mondi più divertenti da giocare, per me, è stato l’Acheronte, il fiume che nella Divina Commedia collega l’Antinferno con l’Inferno e dove Dante incontra Caronte. Per tutti e tre i tracciati l’uso delle armi acquisite durante il gioco è vietato e fa affidamento soltanto sulla nostra abilità e sulla nostra memoria.

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Se sbirciate i titoli di coda, noterete che c’è un solo sviluppatore ma molte persone nei ringraziamenti. Questo perché Regard, nel corso dei due anni di sviluppo ha dato al playtesting una importanza fondamentale.

Nel lungo e interessante postmortem che ha scritto circa lo sviluppo di The Next Penelope, Regard dice: “i playtester sono i miei capi”. Ogni settimana mostrava prototipi pieni di bug a chiunque volesse testarli.

E il risultato ritengo che si veda: lo stile del gioco è pulito e consistente, i controlli sono bilanciati e, salvo alcuni piccoli intoppi qui e là, l’esperienza è molto coinvolgente.

È stato interessante scoprire come una cosa che reputavo un po’ noiosa, cioè che la telecamera fosse un po’ troppo vicina all’astronave, fosse in realtà una scelta di design ponderata proprio grazie al playtesting. Alcuni giocatori preferivano la maggiore sensazione di velocità che una telecamera ravvicinata ti dà, altri preferivano avere più possibilità di pianificare le proprie mosse con una telecamera più lontana. Risultato: un upgrade rende possibile allontanare di più la telecamera. L’ho trovata una cosa molto intelligente.

Ho avuto l’impressione che la rara frustrazione che ho provato non fosse dettata tanto dal modo che ha il gioco di gestire, in maniera non proprio immediata, il ricominciare un livello dopo che si è persa una gara, quanto dalla mia scarsa concentrazione nel memorizzare questa curva o quell’ostacolo.

Non ho avuto modo di giocare il multiplayer locale, purtroppo, che prevede un massimo di 4 giocatori, ma non stento a credere che sia uno spasso.

8.5

Un articolo di LostTrainDude

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Sono videogiocatore dai tempi del seggiolone (ero l'orgoglio della famiglia, riuscendo a battere i primi livelli di R-Type su Amiga a 2 anni) e appassionato di musica e scrittura dai tempi del liceo. Sono uno a cui piace fare un sacco di cose, il problema è che mi piace farle contemporaneamente. Ho conosciuto TheTMO prima per sentito dire (definito "la persona con più videogiochi che abbia mai visto") e poi, un paio d'anni dopo, per visto fare. Da quella volta che giocammo uno contro l'altro a Quoridor, se oggi sono qui a scrivere su Beavers e se siamo finiti a partecipare insieme alle Global Game Jam con la Lonely Crew, è probabilmente perché quella partita la persi. Da lì ho cominciato a condividere grandi avventure esilaranti su Beavers assieme ad Oink, Er'Pupo e Prophet che fanno di questo uno dei posti più belli e divertenti nei quali mi sia trovato a stare da sempre.

07 Gennaio 2016
Categoria: Comics, Review

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