Gloria ad Arstotzka
GIORNO 3
– Gloria ad Arstotzka!
Lo dico centinaia di volte al giorno ormai ci sono abituato. Non ci penso quasi neanche più, lo faccio meccanicamente. Neanche so se ne sono convinto.
È l’alba e come al solito fa un freddo cane. L’inverno è sempre più rigido, ogni giorno che passa. Mi tremano le gambe mentre cerco di stringermi sotto il giaccone che mi ha regalato mia suocera. A lei non serve, visto che è rinchiusa in casa cercando di sopravvivere alla bronchite che ha buscato l’altro giorno.
Arrivare alla cabina mi fa sempre venire la nausea. Una fila sterminata di persone, di gran lunga più infreddolite di me, si accalca sempre lungo una coda approssimativa al di là del confine. Le loro facce sono così tante che quasi fatico a distinguerle e ovviamente, come se non bastasse, dopo l’attentato di ieri hanno raddoppiato i controlli. Un uomo si è fatto esplodere appena passato il confine, eppure non mi sembra di aver sbagliato a controllare i suoi documenti. Non so cosa pensare.
La guerra continua a fare morti anche da finita.
Da oggi, quindi, devo perquisire tutti e controllare anche che non abbiano addosso qualcosa di sospetto.
Niente, neanche questo mozzicone di sigaretta mi ha riscaldato. Mi ha solo lasciato in bocca un saporaccio che sembra di bitume.
Il problema è che vengo pagato per ogni persona che entra e la giornata vola in poco tempo. Se non faccio soldi io, chi paga l’affitto di quella catapecchia in cui viviamo in 5?
—
La giornata è appena finita. Oggi si è presentata una coppia, lui non stava nella pelle. Passare il confine con sua moglie sembrava essere il suo desiderio da una vita, non smetteva mai di parlare e mi distraeva abbastanza dal controllare che tutto fosse in regola. Lui era a posto e, una volta passato, toccava alla moglie.
– Gloria ad Arstotzka
Lei tremava mentre mi mostrava i documenti. Non ha detto una parola se non quando ho sollevato gli occhi da ciò che mi aveva dato per osservare lei. Capii che non tremava per il freddo.
– La prego… – è stato tutto ciò che ha detto, poi.
Farla passare? Mettere a repentaglio la mia paga e la nazione? Per cosa, poi? E se fosse un altro terrorista?
Ci vuole un secondo per entrare nella meccanica di gioco, l’ambiente minimale in pixelart superiore, lo sportello della frontiera, i timbri, i manuali… E’ quello il vostro compito, decidere chi entra e chi no. E dovete essere bravi e veloci nel comprendere le situazioni, variabili, in tanti modi, come i documenti falsificati, scaduti, sospetti…
GIORNO 5
– Gloria ad Arstotska…
Ieri si è presentato un tizio incappucciato che mi ha lasciato un volantino. L’ho dovuto leggere in fretta e furia e metterlo via prima che se ne accorgesse qualcuno. “L’Ordine aspetta”, ha detto prima di andarsene senza passare il confine. Aveva una maschera con un simbolo che raffigurava una specie di sole. Mi ha un po’ spaventato.
Il volantino diceva che Arstotzka doveva rinascere e che io avrei potuto avere un ruolo fondamentale. Faceva il nome di qualcuno che non conoscevo, prima che si presentasse oggi. Documenti in regola e sguardo glaciale.
I documenti erano in regola, ma sapevo chi era. Farlo entrare significava rischiare enormemente. Non farlo entrare però, significava una multa. Arrestarlo allora? Il secondino qui di fianco mi ha promesso dei soldi per ogni persona che gli faccio portare via. Mia suocera ha bisogno disperatamente di medicine e mio figlio, intanto, mi ha chiesto di portargli un regalo. Che fare?
Dove sta il divertimento? Nel fatto che è un puzzle game misto ad uno strategico nascosto sotto un gameplay totalmente fuori dal comune, pensatelo come se fosse il connubio di un Ace Attorney psicologicamente e politicamente impegnato ed un gestionale senza interfaccia. Una di quelle idee che riesce a trasportare il giocatore verso una dimensione di gioco inpensabile prima d’ora, surreale, tipo quando mio nonno che faceva il capostazione mi diceva “biglietti” ogni volta che entravo dalla porta.
Graficamente poi è un tripudio di stile, come solo una scelta sapiente di palette e pazienza riescono a fare, l’ambientazione distopica nazista è resa benissimo. Per quanto mi riguarda sarebbe il gioco perfetto, che so, per 3DS (ma non c’è abbastanza risoluzione) o PsVita o iPad. Insomma qualcosa per poterlo tenere sempre con me.
Provate almeno la Beta, vi scongiuro.
Faccio parte del 90% delle persone. Il problema è proprio quello..mi ispira davvero poco. Non so se farmi tentare dalla tua preghiera..non sono un gran praticante religioso.. 0.0
Dovresti, tanto dopo 5 secondi finisci invischiato.
eh vedrò..anche la mia lista è bella piena..
Bell’articolo. È nella mia To Do List, ma al momento è bella pienotta :D
Mi dispiace che sia io a dirlo, ma questa recensione è tipo la migliore che abbia mai letto. Oggi scarico la beta. Purtroppo i 9 euri mi servono per sopravvivevere i prossimi 2 giorni. Quando arriva Novembre?
Addirittura?! XD
Giuro.
cmq concordo sulla recensione, sembra un racconto, ottimo punto di vista davvero LostTrainDude!
Ho approfittato dello sconto su Steam e l’ho comprato.
Che dire, il gioco è semplice eppure profondissimo. L’artwork è fenomenale. L’atmosfera è grandiosa.
Però non è il gioco per me. La componente più importante del gioco è il sentirsi emotivamente coinvolto con le situazioni delle persone che ti passano davanti, e dopo due giorni mi son ritrovato a non ascoltarli nemmeno. Le loro storie mi erano indifferenti, così come lo stato di salute della mia famiglia. Aristotzka non necessita di deboli che non riescono a resistere a fame e freddo.
In tempo qualche ora mi son ritrovato a non interrogare nemmeno le persone sulle discrepanze nei loro documenti, ma solo a respingerli senza una parola.
Ed ora scusatemi, ma la fila è piuttosto lunga.
NEXT.
E’ un punto di vista anche quasto!
Già … era per dire che sono partito scettico ed un po’ prevenuto (in cambo letterario, cinematico e videoludico sono sempre prevenuto con quello che è universalmente acclamato dalla critica) ma mi ha conquistato.
E mi ha anche aiutato a capire perchè non posso fare l’impiegato pubblico. Mi sparerebbero dopo 2 giorni :V