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Mi Amy o mi Ody?

Il papà di Flashback (Delphine Software, 1992) e Fade to Black (Delphine Software, 1995) torna sulle piattaforme da gioco con un Survival Horror (ARGH! nd TMO). Sviluppato da Vector Cell e pubblicato da Lexis Numerique, Amy è già approdato su Xbox Live e Playstation Network. Le potenzialità del titolo vengono a galla dalla metà del […]

Mi Amy o mi Ody?

Il papà di Flashback (Delphine Software, 1992) e Fade to Black (Delphine Software, 1995) torna sulle piattaforme da gioco con un Survival Horror (ARGH! nd TMO). Sviluppato da Vector Cell e pubblicato da Lexis Numerique, Amy è già approdato su Xbox Live e Playstation Network.

Le potenzialità del titolo vengono a galla dalla metà del primo capitolo (su sei disponibili), quando si comincia a prendere dimestichezza con i controlli di Lana:

una scienziata giovane (e Bbona, ovviamente) è infettata dall’equivalente francese (probabilmente) de “Las Plagas”, che per ovvie ragioni non ha lo stesso nome. La scienziata si muove in un ambiente claustrofobico che ricorda una versione sbiadita di Silent Hill condita con qualche diavoleria elettronica moderna. Ovviamente è braccata da creature che hanno la sua stessa infezione, solo in stato avanzato, cosa che può essere sfruttata a vostro vantaggio visto che si può girare tra i non vivi in tranquillità, ammesso che non li prendiate a mazzate. Per evitare l’avanzamento precoce del virus (leggasi crepare) si devono trovare delle siringhe con un antidoto a effetto temporaneo disseminate per l’ambiente di gioco. Se Lana è in buona salute, allora sarà in grado di affrontare meglio le creature a colpi di spranga o bastoni (uniche armi fisiche nel gioco), o ancora potrà cercare di eludere i loro sensi camminando accucciata e molto lentamente, facendo attenzione a non provocare troppo rumore calpestando, ad esempio, vetri rotti o qualsiasi altra cosa sia sul pavimento, altrimenti bastone in mano e giù legnate oppure se preferite gambe in spalla, nel tentativo di trovare un armadietto, una scrivania o qualsiasi altra cosa sia in grado di potervi nascondere agli occhi dei mostracci.

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A questo punto qualcuno si chiederà perché il gioco si chiama Amy se la protagonista è Lana, ma la risposta è semplice: Lana è la “custode” di Amy, una bambina autistica, il vero protagonista del titolo è il loro legame, nonché il cardine sul quale ruota tutta la trama e la struttura principale del gioco. Come il Dustin Hoffman insegna, in molti casi i personaggi autistici hanno delle doti speciali, e Amy non è da meno (solo non sfidatela mai a poker nd TMO). La bambina è un antidoto vivente al virus che sta contagiando l’area nella quale si svolge la storia, e quando non si trovano siringhe nei vari corridoi o stanze, Lana può tenere per mano Amy e, senza lasciarla, è in grado di accucciarsi, camminare o correre senza che la malattia prenda il sopravvento nel suo corpo. Essendo Lana l’unico personaggio giocabile al 100% (la famosa pura Lana ndTMO), va da sé che tutte le azioni compiute e descritte qualche riga fa saranno compiute anche da Amy, cause ed effetti derivanti inclusi, escludendo però i combattimenti con armi di fortuna e la possibilità di nascondersi. In quest’ultimo caso, sarà Lana a decidere se nascondersi insieme alla ragazzina, far nascondere solo Amy, o lasciare la bambina fuori per accaparrarsi il nascondiglio di turno (tipo il posto sull’ autobus ndTMO).

L’empatia tra le due è trasmessa al giocatore tramite alcuni elementi che fanno da corollario alle meccaniche di gioco, come ad esempio il battito del cuore di Amy –percepibile attraverso la vibrazione del pad- che, oltre a far capire l’emozione predominante della bambina, avvertono Lana del pericolo incombente.
Amy non può tirare mazzate, ma è in grado di apprendere e usare dei poteri come una bolla insonorizzante o un’onda d’urto (PROOOOOOOOOOOOOOT! ndTMO). L’apprendimento di tali poteri avviene tramite dei simboli da ricercare negli anfratti del mondo di gioco.

Le due protagoniste possono anche separarsi, ma Amy seguirà sempre i passi di Lana salvo che quest’ultima non la infili in qualche piccola apertura o la faccia salire su qualche scala/montacarichi per farla arrivare dove un adulto non può, o perché servono almeno due persone per attivare/disattivare marchingegni vari o aprire/chiudere porte, in più potrebbe anche verificarsi la necessità di unire i poteri di Amy alla “forza” di Lana.

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La difficoltà deriva per la maggior parte da una serie di ostacoli che aggiungono al titolo una connotazione Trial & Error, rafforzata e imbastardita da pochi ma essenziali aiuti che compaiono a schermo o da scovare tramite un’accurata esplorazione degli ambienti, oltre che da un particolare sistema di checkpoint e auto-salvataggi che costringono il giocatore a finire il capitolo prima di spegnere la console o uscire dal gioco. Forse però c’è stato un errore grossolano da parte degli sviluppatori: sul menù principale l’opzione “continua” c’è, ma non è mai selezionabile. Come se non bastasse, i checkpoint del capitolo sono pochissimi rispetto ai titoli odierni, e la strada da ripercorrere in caso di morte potrebbe essere parecchia. Per ovviare a ciò, il team del volpone Cuisset non ha scriptato la comparsa di nemici e gli “effetti-boo” ambientali presenti nel gioco, in modo che a ogni restart le cose possano essere diverse da com’erano durante il primo tentativo. Anche la resistenza di Lana agli attacchi dei cattivi è esigua rispetto alla media delle produzioni recenti tanto che, anche a livello di difficoltà medio, bastano pochi colpi ricevuti dal più stupido dei mostri per andarsene al creatore, e chi è abituato alle mazzolate a profusione, potrebbe avvertire il bisogno di sbattere il pad a terra dopo qualche tentativo.

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Altra causa di abbandono anticipato del gioco potrebbe essere l’aspetto tecnico (il tutto “montato” su Havok e Autodesk): tra collisioni abominevoli, tearing a palla, e framerate da hardaware di due generazioni fa, è l’aspetto più brutto del titolo, a tratti oserei dire penoso, e non rende giustizia a dei buoni elementi grafici come texture, modelli e animazioni. La consolazione per i giocatori duri e puri è che quegli orrori non inficiano molto sull’esperienza di gioco. Ciò che invece fa davvero la parte del leone è il sonoro: il 90% è composto di soli rumori ambientali che tengono in tensione il giocatore dall’inizio alla fine e sono sopraffatti da motivi veloci e ansiolitici nei momenti cruciali del gioco. Semplice ma funzionale e azzeccato come pochi.

Amy ha delle meccaniche molto vecchie, che però sanno di nuovo grazie allo stile con cui sono stati amalgamati vari elementi di gioco presi da più generi. I cosiddetti hardcore gamer e/o gli amanti dell’Old School troveranno pane per i loro denti oltre che un’interessantissima esperienza Survival (meno male che non c’hai messo horror… ndTMO). Discorso diametralmente opposto invece per i palati fini della tecnica (Graphic Whore, detto papale papale) o per chi preferisce le run ovattate, per cui anche i 9.99 Euro del PSN o gli 800 Microsoft Points del Live possono non valere una mezza candela.

A conti fatti, le idee presenti nel gioco sono di elevata caratura, ma una realizzazione tecnica scarsa –che va di pari passo col budget di produzione- fanno in modo da non potergli affibbiare più di una sufficienza con lode che balla, sempre tenuto conto di ciò che è scritto un paragrafo sopra.

Voto: Shin X

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=WJLp5MB3hhc

Un articolo di Er Pupo

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Se mi trovo qui é perché sono romano: ho conosciuto Marco all’expocartoon di Roma quando ancora era un fanboy SEGA, scriveva su un sito di Videogiochi che seguivo e si faceva chiamare TMO (senza l’articolo). Con la morte del Dreamcast TMO impazzì, e ne seguirono una serie di eventi (durati 10 anni e passa) che senza motivazione apparente mi hanno portato a scrivere su Beavers. Sapevo di TMO project quando ancora era nella testa di Timo, anche se non ho ancora ben capito cosa sia, e sono a conoscenza della passione, il tempo ed i soldi che ha dedicato da anni a questa parte. Ancora mi chiedo però cosa significasse la sua vecchia mail, “mamameg” (rischierei la scomunica ndTMO) pero’ sono felice e onorato di essere qui. I miei vizi sono solo sigarette e gaming, dunque va da se’ che sto’ sempre senza na lira (cosa che ci accomuna un pò tutti, su questo sito ndTMO)!

21 Gennaio 2012
Categoria: Review

Commenti

7 risposte a “Mi Amy o mi Ody?”

  1. Marco Giammetti ha detto:

    Io ancora non l’ho giocato, lo farò a momenti!

  2. Ho riso troppo mentre leggevo XD

  3. Shin Biagio X ha detto:

    Grande articolo. Soprattutto il voto :)

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