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La spada del custode dei cieli

Dopo una cinquantina di ore di gioco (55 per essere precisi) ho completato l’ultimo, non in ordine cronologico, capitolo della saga di Legend of Zelda. Sono esausto e sopratutto contento che sia finalmente finito il viaggio di Link, estenuante, lunghissimo e molto più cattivo che in passato. Un’ avventura affrontata senza spiccicare una parola, come fanno i grandi, vedi Gordon Freeman.

Certo, stavolta c’è mancato un pelo, in più di un occasione ci sono dialoghi non scritti in cui il Nostro eroe spiega la situazione all’ NPC di turno (aprendo la bocca! :V), ma fortunatamente la caratteristica di Link e la sua impareggiabile mimica non necessitano di altro che versetti (tipici da letto, Gaaah, aaaah, yaaaah, come un qualsiasi JAV di terz’ ordine).

Un Link indomito che non si arrende neanche al Backtracking e alla rivisitazioni multiple di livelli gia visitati, un vero e proprio segugio: Manca l’acqua? Ci pensa Link. Manca il sonaglino? Ce pensa Link. Mancano i 15 FOTTUTI SEMI PER 4 VOLTE. Ci pensa sempre Link.

Deserto, montagne, sott’acqua, nel deserto e sott’acqua assieme, in cielo, praticamente non c’è mai stato un Link così pieno di forza (stamina permettendo) e di energia, capace di fare tutto, addirittura di non arrampicarsi come un deficiente, di attaccare in 8 direzioni diverse e non a random e con cognizione di causa: funziona tutto benissimo, fincjè non arriva Faith, poi col cazzo che lo mettete più a posto il centro della zona di azione della spada, visto che il pulsante adibito verrà rimpiazzato dalla robotica rompipalle.

In effetti il WM+ più di una volta ha fatto Fail fenomenali che neanche Miyamoto all’ E3 durante la presentazione, sopratutto nelle situazioni più concitate. Ma vabbè, si perdona, l’esperienza vale la candela.

Energia bassa? Stavolta verrete avvisati dal doppio dei Bip, uno per i cuori, l’altro per capitan ovvio (Faith) che vi notifica della vostra puzza di cadavere.
Il tutto ogni volta che accendete la console, visto che quando spegnete la baracca Faith dimentica magicamente di avervi detto gia almeno 100 volte che la vostra energia si sta esaurendo (si lo so, bastava il BIP).

Siete in un dungeon e vi si para davanti una porta chiusa? Faith vi dirà che dovrete aprirla. Voi giocatori poco navigati se trovate una porta chiusa in un Dungeon di solito spegnete la console e vi fate una partita a carte no?

Parlate con un NPC che vi racconta una storia interessante? Avete appena smesso di leggerla ma vi prende un Ictus ed improvvisamente dimenticate tutto? Un secondo dopo C’è Faith che vi fa il riassuntino.

E’ giusto così forse, Link non è un tipo sveglissimo: meravigliarsi ogni volta che vede un insetto o oggetto per il crafting (limitato, ma c’è, pozioni incluse, l’avrò usato al massimo una volta) che avete gia raccolto 200 volte è segno che la memoria a breve termine del ragazzo (e quella a lungo termine della console) sono abbastanza limitate, così come la mia pazienza, secondi buttati al vento.

E non solo, c’è anche un intera guida in linea (come da tradizione nintendo) che vi aiuta in ogni passaggio, segreti inclusi, insomma verrete additati a decelebrati per una buona parte della vostra avventura.

Però come si fa a non correre in soccorso di quel visino splendido di Zelda? Perchè mai come in questo caso è proprio una questione di patonza, altro che Ganon e nemici, qua si va per cielo e mare solo ed esclusivamente per la patatina.

Niente rapimenti, onore o pianeta in pericolo (si c’è, ma è evidentemente marginale), la bellezza e la simpatia della Bionda sono l’unica cosa che vi spinge a completare la quest.

Che in definitiva ha come unica morale che “ogni scarpa diventa scarpone”.
Compratelo se avete il tempo.

Vi servirà un sacco di pazienza ed una costante abitudine a ritmi di gioco ai quali non siamo assolutamente più abituati, stiamo crescendo e andiamo di fretta o è un semplice limite della console?

La strada intrapresa è quella giusta, devono solo evitare in futuro il ripetersi di situazioni che alla fine risultano più tediose che divertenti.

Grazie ancora Nintendo, però per i prossimi 5 anni sto benissimo così.

Un articolo di the TMO

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per gli amici Timo, è in realtà Marco E. Giammetti, sul pianeta terra dal 1979 e grafico dal giorno prima. Ha cominciato a mettere le appiccicaticce manine sui videogame all’ età di 3 anni con un Vic 20 e non ha più smesso di giocare da quella data in poi, frequentando sale giochi malfamate e rischiando più volte la bocciatura a scuola per tentare di uccidere quell’ ultimo maledetto boss.

27 Dicembre 2011
Categoria: Comics, News

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