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Se Videogiochi vai all’inferno

Povera Virginia Lozito. Per colpa di un capo che non ha saputo come riempire gli spazi morti di un Tg nazionale si è ritrovata a dover realizzare un servizio su un argomento di cui non sa un’emerita mazza. Com’è possibile che dei laureati con anni di servizio alle spalle tirino fuori certe cose? Eppure non penso che si debbano avere due lauree per capire che un malato di mente che fa una strage non ha nulla a che vedere con dei boschi surreali popolati da nemici da eliminare. Basta avere 13 anni, o andare ancora alle scuole medie, per sapere che gli scenari di guerra molto realistici ci sono anche nei film da decenni e che, soprattutto, anche qualche suo collega avrà preparato un servizio –con tanto di video- sull’Afghanistan,sull’Iraq o sulla Libia (per citarne di recenti).

Insomma, un anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-islamista, pro-israele, fondamentalista cristiano, di estrema destra che risponde al nome di Anders Behring Breivik ha fatto un’orrenda strage. Perché? Perché influenzato dai videogiochi, ovviamente. Il fatto che quando era bambino i genitori non se lo filavano di striscio per poi abbandonarlo definitivamente all’età di 16 anni a causa di preoccupanti problemi psicologici e comportamentali, probabilmente non c’entra nulla.

Breivik si è rispecchiato nell’unico eroe chiamato a sterminare ogni forma di vita presente, soggetto fisso di tutti i suoi amati videogiochi violenti. L’ “unico eroe” Brevik ha avuto però dei predecessori come Eric Harris e Dylan Klebold. Due ragazzi che TUTTI ritenevano “strani” e nessuno si è mai chiesto il perché prima che succedesse un gran casino alla Colombine High School, negli Stati Uniti. Solo dopo la strage si capì che erano strani per colpa di un mondo virtuale dove la musica e il sangue finto annullano la percezione della morte, e non perché Eric Harris era un raro caso di psicosi dovuta ad alcune vicende della sua vita e aveva una grandissima influenza sul suo amico.

Sicuramente (e fortunatamente, a questo punto) tutti gli studenti della Colombine e tutti i ragazzi norvegesi coinvolti nella strage non sapevano neanche dell’esistenza dei Videogiochi, figuriamoci se potevano piacergli quelli a cui giocavano i vari Breivik, Harris e Klebold.

La Dottoressa Lozito saprà un’altra cosa bruttissima dei videogiochi: non solo spingono chi li gioca ad uccidere gli altri, ma addirittura fanno morire gli stessi giocatori, come nel caso di Chris Staniforth -inglese di 20 anni- che è morto di trombosi perché passava 12 ore al giorno a videogiocare, e non perché si era dimenticato di avere anche un paio di gambe che ogni tanto vanno usate.

I videogiochi uccidono e rendono pazzi. Diciamolo a tutta Italia, ma non diciamo che il videogioco può diventare una vera e propria dipendenza. Perché dirlo? Meglio colpire direttamente il videogioco che mettere in guardia i genitori e sensibilizzarli. Non diciamo alle mamme e ai papà -che i videogiochi li comprano- che tutti i giochi hanno un sistema di classificazione per contenuti che suggerisce il target di età al quale si rivolge ben visibile sulla scatola. Non diciamo ai genitori che tutte le console hanno un parental control e che tutti i giochi hanno e mostrano delle avvertenze che andrebbero sempre lette. Prendiamocela, ad esempio, con questi americani snaturati che hanno abolito il divieto di vendere i videogiochi violenti. Evidentemente non basta che questo mezzo di intrattenimento abbia tutte le avvertenze del caso, necessarie a far sapere cosa si sta comprando ai figli.

Giornalisti TV e Politici si dovrebbero occupare di altro (ed anche con una certa urgenza), e non criticare o addirittura attaccare ferocemente giochi che fanno impersonare un talebano che deve uccidere gli alleati (come se a parti invertite il gioco fosse meno cruento e sanguinoso). Tra l’altro parlare male o in termini non appropriati di queste cose molte volte causa un effetto contrario.
Appunto:

Non nego che il videogioco possa avere numerose analogie con la droga in quanto il videogiocare è un buon metodo per eclissare i pensieri dati da problemi personali, può stroncare la vita sociale, può diventare una dipendenza e alleggerire moltissimo il portafogli. Come qualsiasi passione può diventare ossessione e dare dipendenza, e come tutte le dipendenze può e deve essere prevenuta. Come fare? Controllando a cosa giocano i nostri figli e per quanto tempo lo fanno, ad esempio. Oppure giocandoci insieme:sarà più divertente e meno impegnativo di fare insieme i compiti? Allora perché non dedicargli qualche oretta dopo averli seguiti nello studio? Di sicuro la via giusta non si percorre comprandogli “la pleistescion” o “il nintendo” per parcheggiarceli davanti in modo da evitare che rompano le palle nel vostro/nostro tempo libero.

L’ignoranza non è una brutta bestia o una cosa di cui vergognarsi, l’importante è istruirsi, istruire e soprattutto sensibilizzare chi le cose non le sa. E’ però ovvio che se un ignorante in materia ne parla ad un altro ignorante (da intendere nella sua forma pura ed etimologica, sia chiaro) si può solo regredire. E’ dalla notte dei tempi che proclamare enormi stupidaggini porta solo guai, e molte volte sono stati enormi.

Pensiamo a sensibilizzare le persone invece di sparare cazzate sui videogiochi.

Un articolo di Er Pupo

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Se mi trovo qui é perché sono romano: ho conosciuto Marco all’expocartoon di Roma quando ancora era un fanboy SEGA, scriveva su un sito di Videogiochi che seguivo e si faceva chiamare TMO (senza l’articolo). Con la morte del Dreamcast TMO impazzì, e ne seguirono una serie di eventi (durati 10 anni e passa) che senza motivazione apparente mi hanno portato a scrivere su Beavers. Sapevo di TMO project quando ancora era nella testa di Timo, anche se non ho ancora ben capito cosa sia, e sono a conoscenza della passione, il tempo ed i soldi che ha dedicato da anni a questa parte. Ancora mi chiedo però cosa significasse la sua vecchia mail, “mamameg” (rischierei la scomunica ndTMO) pero’ sono felice e onorato di essere qui. I miei vizi sono solo sigarette e gaming, dunque va da se’ che sto’ sempre senza na lira (cosa che ci accomuna un pò tutti, su questo sito ndTMO)!

15 Gennaio 2012
Categoria: Speciale

Commenti

4 risposte a “Se Videogiochi vai all’inferno”

  1. AHAHAHAHAAHHAAHHA Grandiosi i disegni! so scoppiato a ridere come uno scemo XD

  2. Anonimo ha detto:

    mi aspettavo uno speciale del genere prima o poi,a me come a tutti girano i coglioni a guardare servizi del genere,ma a un certo punto mi sono accorto di una cosa:a me tutto questo porta problemi? no. certo magari aumentano la censura nei giochi ma lì si può andare a protestare singolarmente per ogni prodotto,i servizi del genere non fermeranno certo l’industria e io alla fine mi sono detto che è inutile incazzarsi per qualcosa che difficilmente si può cambiare e che a malapena mi tocca,certo questo però non vuol dire lasciar perdere del tutto ma invece che darsi fuoco ad ogni servizio segnalare i servizi in cui dicono che halo è un tps gioco di ruolo e che i bambini a giocarci diventano cechi e cambiano sesso. sò prolisso lo so. bel lavoro come sempre :D

    • Il fatto è che essendo un TG nazionale può avere una grande influenza sull’opinione pubblica, influenza che potrebbe portare un governo ad approvare una legge censoriale senza troppe opposizioni…il che non sarebbe, ovviamente, una bella cosa.

  3. Francesco Segala ha detto:

    “almeno compra roba buona” e cadde dalla sedia XD

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