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The Witness

Se vi dicessi di non demordere, di esplorare, di guardarvi intorno e di non mollare alla prima difficoltà probabilmente pensereste che vi stia dando consigli per un Souls. Invece no. [titolo in inglese che parla del lavoro di Blow] Il nuovo lavoro di Jonathan Blow è arrivato su PS4 e PC dopo circa 5 anni […]

The Witness

Se vi dicessi di non demordere, di esplorare, di guardarvi intorno e di non mollare alla prima difficoltà probabilmente pensereste che vi stia dando consigli per un Souls. Invece no.

[titolo in inglese che parla del lavoro di Blow]

Il nuovo lavoro di Jonathan Blow è arrivato su PS4 e PC dopo circa 5 anni di lavori, sudore, e pisciate in bottiglia. Ma ogni secondo è stato necessario a realizzare qualcosa di davvero enorme, sia a livello tecnico ma soprattutto per la quadratura di un game design totale, che non lascia nulla al caso.

Tanto tempo per lo sviluppo, ma tanto tempo servirà anche a voi per completarlo considerando quantità dei puzzle e difficoltà. Quest’ultima è data, in minima parte, dal fatto che il personaggio principale è completamente solo su un’ isola deserta. Gli sviluppatori ti prendono e ti abbandonano lì, senza indicazioni di alcun genere. Si può tranquillamente passare le prime ore di gioco esplorando in totale libertà l’isola per godere di panorami e scorci splendidi color pastello, tutto agevolato da una fantastica direzione artistica studiata maniacalmente in tutti i dettagli, compreso il comparto audio che è composto da soli rumori ambientali.

Come detto, The Witness non da aiuti di alcun genere nel risolvere i puzzle, ma “insegna” le regole del gioco con la pratica: gli enigmi principali sono legati a pannelli con griglie e simboli il cui senso e funzionamento vanno scoperti giocando. L’apprendimento è graduale e va a disegnare man mano le rigide regole del gameplay. Questa rigidità consiste nello spronare il giocatore ad avere la certezza matematica che il procedimento logico per arrivare alla soluzione del puzzle sia totalmente corretto e senza colpi fortunosi, assolutamente controproducenti.
[HTML1]

Il “Souls” dei Puzzle Game

Questa è la definizione a cui sono giunto una volta arrivato a circa metà del mio walkthrough. The Witness vi porterà allo scontro con enigmi apparentemente impossibili e ragequit sempre dietro l’angolo, ma la cosa importante è tenere duro e sapere che il gioco offre tutto il necessario affinchè la vostra testa possa portare a termine le varie sfide.
Non esiste una schermata di statistiche (menù di gioco ridotto all’osso), dunque se posso dirvi che per completare il gioco ho impiegato circa 18/19 ore è solo perchè ho contato approssimativamente le ore di inizio e fine delle sessioni nei vari giorni ma, a naso, ipotizzo che gli enigmi principali siano meno del 50% di tutti quelli che l’isola offre, senza contare la ricerca di alcuni oggetti che si trovano sparsi in giro.

Grande merito ai Thekla dunque, per aver creato qualcosa di bello da vedere quanto complesso da realizzare, che resterà (nel bene e nel male) impresso nella testa dei videogiocatori, che accenderà vari dibattiti basati su diverse interpretazioni e che, oltre a regalare tantissime ore di gioco, cerca di recapitare un messaggio. Non posso andare oltre in quanto rischierei forte di sconfinare in spoiler non voluti.

Siamo arrivati al voto e vorrei precisare che The Witness è un capolavoro per chi ama il genere ma è anche la nemesi di chi si tiene alla larga da questo tipo di giochi. Addirittura, se vi è piaciuto Portal non è detto che The Witness vi piaccia, ragion per cui la valutazione qui sotto non dovrebbe far parte di una media matematica a la Metacritic & Co. , ma tanto a noi Metacritic ci ignora, dunque problema risolto :V

9

Un articolo di Er Pupo

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Se mi trovo qui é perché sono romano: ho conosciuto Marco all’expocartoon di Roma quando ancora era un fanboy SEGA, scriveva su un sito di Videogiochi che seguivo e si faceva chiamare TMO (senza l’articolo). Con la morte del Dreamcast TMO impazzì, e ne seguirono una serie di eventi (durati 10 anni e passa) che senza motivazione apparente mi hanno portato a scrivere su Beavers. Sapevo di TMO project quando ancora era nella testa di Timo, anche se non ho ancora ben capito cosa sia, e sono a conoscenza della passione, il tempo ed i soldi che ha dedicato da anni a questa parte. Ancora mi chiedo però cosa significasse la sua vecchia mail, “mamameg” (rischierei la scomunica ndTMO) pero’ sono felice e onorato di essere qui. I miei vizi sono solo sigarette e gaming, dunque va da se’ che sto’ sempre senza na lira (cosa che ci accomuna un pò tutti, su questo sito ndTMO)!

29 Gennaio 2016
Categoria: Comics, Review

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