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Valiant Hearts: the Great War

U surdat’ nnammurat

Valiant Hearts: the Great War

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Allora qua non si spara. Non è un cover based game nonostante sia ad ambientazione bellica. Non è un platform anche se è creato con il motore di Rayman. Non è un action. Non è uno Stealh alla Metal Gear Solid.

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Quindi che roba è?

Valiant Hearts è quello che ai tempi dell’ Amiga si definitva un “avventura dinamica” cioè un gioco d’avventura con enigmi abbastaza semplici, alcuni logici, altri basati sulla fisica, dove c’è il controllo diretto del personaggio e qualche elemento action.

War is not changed

La prima guerra mondiale e la Francia sono il teatro dove si narrano le vicende di Emile (emil’), Anna (veterinaria), Freddie (non Mercury), Karl (non quello di The Walking Dead) e Walt (il cane). Apprenderete piuttosto velocemente anche grazie allo stile grafico molto particolare che VH vi trascinerà in una storia seria raccontata in modo molto fumettoso.

La scelta grafica di creare dei personaggi completamente esenti da occhi (tranne un paio di situazioni c’è sempre un elemento come i capelli o un cappello che coprono il viso proprio subito prima del naso) aiuta a focalizzare l’attenzione su tutto il linguaggio del corpo, il respiro, gli attacchi improvvisati, la corsa un pò affannata ed i (pochi) sorrisi.

Le proporzioni del corpo esagerate e lo stile sporco della produzione (crosshatch a manetta) aiutano a rendere il tutto ancora più originale, creando a mio avviso uno stile ricercato e studiato per rendere la produzione del gioco meno problematica possibile senza rinunciare alla spettacolarità.

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Le ragdoll infatti non hanno praticamente nient’altro che le animazioni laterali, cercando di ridurre il lavoro sugli sprite al minimo possibile. Tutti i soldati “generici” sono identici, ognuno per fazione a parte rari casi, forse anche per dare un messaggio al giocatore o semplicemente per questione di produzione, ma il tutto funziona ed anche molto bene.

Interi paesaggi disegnati a mano con stratificazioni di parallasse che manco Shadow of the Beast dei tempi andati sono mozzafiato, disegnati da dio e compagnia (Paul Tumelaire, Chislain Avrillon, Nicolas De Gorter, Kimberlu Honma,  Simon Quemener, Julien Dupand, Macime Paka Marin) , e durano qualcosa come 3 o 5 secondi al massimo, infatti la maggior parte del lavoro è stato fatto proprio sugli sfondi del gioco, che per quanto propongano ogni tanto elementi ripetuti sono comunque molto vari e colorati in modo magistrale: Non so quanto UbiArt aiuti gli sviluppatori, ma come riescono a dare loro le luci e le ombre in modo dinamico su elementi bidimensionali non ci riesce nessuno.

Uniche pecche da segnalare sono qualche errore di prospettiva sui pavimenti e la troppa sgranatura di alcuni elementi di gioco durante gli zoom.

Le musiche sono di ottima compagnia, il tema principale è di una tristezza senza fine (nel vero senso della parola, è fatta bene ma è triste!), ed alcune trovate di gioco in cui il Can Can di Offenbach viene usato a suon di Bombe è geniale. Doppiaggio in italiano superbo (Maria Chiara Montagnari merita una stretta di mano).

Che si fa? Si guarda e basta? Che è un puttantour?

Si gioca anche, per la maggior parte si va da destra verso sinistra cercando oggetti da far combaciare con elementi dello schermo, o indizi su come aprire porte. Non ci sono molte sezioni Action come dicevo all’inizio se non un paio di sezioni in cui si sfonda tutto con un carro armato.

Il vero fulcro dell’ esperienza secondo me è comunque basato sulla documentazione che si trova raccogliendo oggetti o cambiando ambientazione, frutto della colaborazione con http://centenaire.org/, Australian War Memorial, Ministero della difesa Belga, NARA, ONFC ed altri istituti storici di peso.

Tutti questi elementi che sembrerebbero di contorno vi fanno invece capire che quello che state guardando disegnato in modo pupazzoso non è proprio na’stronzata, ma è accaduto veramente: tutti i fatti di VH sono fatti storici reali, romanzati, ma pur sempre pregni di gente vera, di morte vera.

Le immagini storiche sono a volte pesanti, le descrizioni anche di più. Le lettere dei soldati mandati al fronte sono un macigno scagliato in faccia per quanto semplici e quasi comuni. Nessuno voleva andare in guerra, parliamoci chiaro.

Pippone

il nome francese di Valiant Hearts è Soldats Inconnus, cioè “soldati sconosciuti” (AKA Milite Ignoto. NdProphet). Un titolo molto più azzeccato, ci sono milioni di storie che andrebbero raccontate, queste sono solo alcune.

Ci sono volte, quando sento i racconti delle persone più anziane, non mi riferisco ad Oink, ma a quegli umani che hanno superato gli 80 anni, in cui cerco di immaginare come deve essere stato vivere la prima e la seconda guerra mondiale.

In generale ogni volta che parlo con una persona di una certa età cerco di trattarla non come un rincoglionito qualsiasi, ma come un mio coetaneo, perchè mi rendo conto che io, a soli 34 anni, gia a parlare con mio fratello (19) mi sento vecchio, figuriamoci come deve sentirsi mia Nonna quando parla con me.

Ognuno ha una storia da raccontare ed ognuno vuole che questa storia non sia dimenticata, è una cosa scontata ma estremamente semplice, l’unico modo per avere l’immortalità è solo ed esclusivamente la memoria ed il ricordo nelle generazioni che verranno.

Valiant Hearts cerca proprio di fare questo, lasciare una traccia nella nostra memoria utilizzando i videogame come un vecchietto utilizza una panchina, raccontando, e se si ha la capacità intellettuale di comprendere cosa il gioco sta cercando di dirci, oltre a farci divertire, vi ritroverete sicuramente a pensarci per i giorni a venire, se non anni.

Giocando VH potrete rifarvi di tutte quelle volte che non avete studiato Storia, che “tanto ormai è passata” e di tutte le volte che avete pensato “che palle” durante un colloquio occasionale con un anziano. Servirebbe, ammesso che ci sia la capacità di autocricita (e la vedo difficile) anche di lezione a tutte quelle teste di cazzo che magari prendono alla leggera cose come il razzismo, la famiglia, i figli, il nazismo, la guerra ed il sangue.

Perchè io pagherei oro per capire cosa si prova a vivere un secondo dell’ esistenza di chi ha donato la vita per permettere a noi di stare qua a non fare un cazzo, perdendo giornate intere a crearci problemi attorno a cose/oggetti/persone che nella vita, alla fine dei conti, varranno poco o niente. Me per primo.

Che poi tutto questo giri attorno ad un prodotto nato per fare soldi è forse anche un pò triste di per se, ma perlomeno non è uno di quei titoli venduti a prezzo caro o che prende per il culo la guerra come se fosse un gioco da bambini, anzi o per fottere soldi.

Tipo Gioventù Ribelle.

8

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Compratelo, tanto è ovunque (PC, PS4, Xbox One, PS3 e Xbox 360). Brava Ubi. Ora, se magari rilasciate Ubi Art in Open Source come avevate promesso… Intanto mi sa che prepariamo uno speciale dedicato proprio a questo motorillo, tanto ho sempre voluto parlare di Rayman e Child of Light ma non ne abbiamo mai avuto l’occasione/tempo.

Un articolo di the TMO

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per gli amici Timo, è in realtà Marco E. Giammetti, sul pianeta terra dal 1979 e grafico dal giorno prima. Ha cominciato a mettere le appiccicaticce manine sui videogame all’ età di 3 anni con un Vic 20 e non ha più smesso di giocare da quella data in poi, frequentando sale giochi malfamate e rischiando più volte la bocciatura a scuola per tentare di uccidere quell’ ultimo maledetto boss.

07 Luglio 2014
Categoria: Comics, Review

Commenti

8 risposte a “Valiant Hearts: the Great War”

  1. Luca Zanella ha detto:

    Le Casimirò, il cugino francese del nostro Casimiro :V

  2. Lucacat ha detto:

    Mi hai più che convinto, lo prendo e grazie per la recensione.

  3. Shark ha detto:

    Bella rece.

    Noto ora il trailer italiano del gioco e noto anche l’ENORME differenza che c’è tra questo ed il trailer francese (https://www.youtube.com/watch?v=QBFiR1WYBDY) che gioca più sulle emozioni.

    SICURO lo prendo…ma non ora poichè dalla settimana prossima comincio un grosso tour de force al lavoro (5 giorni per un totale di circa 50 ore), ma sarà mio verso Agosto dove potro godermi qualche giorno di riposo e potro godermi quest’ultimo lavoro di Ubisoft. Poi però c’è il rischio per voi che arrivi con uno dei miei rari post chilometrici in cui analizzo il gioco…e non so se potrà farvi piacere

  4. Shark ha detto:

    Appena finito.

    Devo dire che gia non stavo tanto bene come morale stamattina ma dopo aver concluso le vicende della prima guerra mondiale devo dire che mi sento veramente una merda.

    Il nuovo titolo Ubi è un pugno degno di Mike Tyson al diaframma…toglie il respiro, ci fa vacillare, ci stordisce con una storia che sembra uscita da un libro apocalittico ma che purtroppo è reale, tristemente reale. Gli orrori accaduti in 4 anni di conflitto sono qui rappresentati in forma semplice, quasi bambinesca grazie all’uso del Ubi Art Frameworks, ma proprio questo riesce a dare un senso di minor orrore che altrimenti, con l’uso di motori grafici più performanti (penso all’UE3/4 o al Frostbyte o al CryEngine) sarebbe potuto essere troppo reale e troppo violento. Attenzione, dicendo questo non dico che è un gioco per bambini, dico che è un gioco ANCHE per i piccoli (vabbè…diciamo adolescenti va) poichè la rappresentazione di questa ecatombe è più leggera….lo si potrebbe comparare ad un “La Vita E’ Bella” in cui la completa cruda realtà di quella tragedia lo si vede in rarissime occasioni, ma è li, sempre presente, quasi come un fantasma che, col suo gelido respiro sul nostro collo, ci fa capire che nonostante alcuni sprazzi di felicità e di sorrisi, ci sono fiumi di sangue, colline di cadaveri sullo sfondo. Ecco, VH è proprio cosi, una rappresentazione leggera di uno dei periodi più bui della storia umana, in modo da poter far avvicinare chiunque alla storia di quel periodo cosi triste, che si sembra lontanissimo, invece è dietro la nostra porta.

    Nonostante questa “leggerezza” nel tratto e nello stile, si sente comunque una certa pesantezza a livello emotivo…e più si va avanti nelle vicende più si sente di come la pesantezza s’infili dentro di noi cosi come l’orrore di quella triste realtà esca dallo schermo inondando i nostri occhi e di conseguenza il nostro cervello ed il nostro cuore.

    Se Ubi ha fatto un gran lavoro non si deve dimenticare di fare un’ovazione a Daniel Costelle e Isabelle Clarke, ovvero le due persone che hanno creato il documentario “Apocalypse, la 1re Guerre mondiale” che è semplicemente stupendo e che ha fornito alla soft house tutto il materiale di cui aveva bisogno per creare questo gioiello che non è un videogioco, ma uno strumento, come diceva Tmo, per non dimenticare, per le generazioni future, perchè non si puo dimenticare un tale orrore e non si puo essere grati ai milioni di persone, persone come me e come voi, che hanno lasciato casa per andare a combattere senza sapere nulla del proprio nemico e sapendo poco della crudeltà della guerra.
    Parlando del gioco si puo dire che come gioco non sia un capolavoro…si tratta giusto di risolvere enigmi MOLTO semplici e evitare i colpi nemici, ma non si puo giudicare VH solo dal suo aspetto prettamente videoludico, poichè è uno dei rari titoli che ha qualcosa che va oltre, qualcosa che rompe lo schermo ed entra nella vita reale e ci fa capire, pensare, riflettere ed in alcuni casi, piangere….piangere per come le vite di quei personaggi si fittizzi, ma certamente reali come me e voi, si ritrovino faccia a faccia con la morte più cruda che possa esistere, col dolore di non aver notizie dei propri cari e coi pensieri della propria famiglia lasciata a casa. Penso proprio che sia stato fatto “semplice” apposta, per poter far provare a tutti senza troppi scervellamenti e lasciando quindi la materia grigia libera di capire l’inferno della guerra, per poter far avvicinare tutti, dal ragazzino di 12 anni al padre di famiglia di 60, a questa triste e buia pagina della nostra storia.
    Il doppiaggio italiano è ben fatto, penso tra i migliori che abbia mai ascoltato per un gioco in formato digitale e che quindi non ha un budget elevato come alcuni giochi retail, ma devo dire che, se capite il francese, questo VA giocato nella lingua di Moliere…la voce narrante è MOLTO più toccante e le voci scelte per i personaggi sono semplicemente perfette.

    Ci sarebbe molto altro da dire su questo titolo, ma tante cose sono state gia dette dal buon TMO e sinceramente, l’ho finito da troppo poco tempo, ed il magone che mi ha lasciato non mi facilita certo il pensiero di per poter scrivere qualcos’altro.
    VH è una piccola pietra miliare nel mondo videoludico…è un piccolo Bignami interattivo sulla prima guerra mondiale…è un frammento di vite reali che aiutiamo, vediamo soffrire, crescere, ridere e piangere…è un omaggio a quelle milioni di vite spezzate dalla follia della guerra…è uno dei punti più alti raggiunti dal mezzo videoludico in quanto a sensazioni trasmesse al giocatore…è un modo per darci un indizio su cosa voglia dire vivere un conflitto lungo 4 anni e su cosa questo provochi.

    Non dovremmo dimenticare tutte quelle persone che hanno dato la loro vita per il futuro dei loro figli e della loro patria, non dovremmo mai dimenticarlo e dovremmo toglierci il cappello di fronte alle loro tombe….è sopratutto grazie a loro se oggi possiamo far caciara per cose futili (come diceva Marco).

    Fatevi un regalo e compratelo, la vostra visione sulla definizione di “guerra” sarà diverso…e cercate anche di vedere il documentario che è semplicemente un capolavoro.

    • Mi hai convinto a comprarlo xD

    • kingkilium ha detto:

      Hai convinto anche me :D
      Non avevo intenzione di prenderlo perchè in questo momento non ho proprio voglia di storie tristi (specie pensando poi che, invece che una storia, è una rappresentazione di qualcosa di realmente accaduto) ma, tra la tua recensione e quella di TiMO non c’è scampo :D
      Come faccio sempre con il DD, sarà mio appena lo scontano (una piattaforma vale l’altra ^^ )

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