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Ben There, Dan That!

È il 2008 quando Dan Marshall e Ben Ward, amici da sempre e coinquilini di un appartamento da relativamente meno, decidono di rendere le loro fantasmagoriche avventure – avventure che ogni persona che vuole raccontare di aver fatto qualcosa nella vita vorrebbe aver compiuto – un prodotto gratuitamente fruibile da chiunque nel mondo.

Si perché, Ben There, Dan That! nasce come titolo freeware e solo successivamente (dopo il cosiddetto “Trattamento George Lucas”) si presenta nella sua Special Edition (inclusa nel Double Pack assieme al suo sequel Time Gentlemen, Please!) oggi in vendita sia su Steam (a soli 4€), sia su GOG che tramite il loro sito ufficiale (con formula pay what you want). Spesso il Double Pack si trova scontato in uno dei milioni di bundle che ci sono in giro e durante i saldi. Insomma, per entrarne in possesso basta davvero pochissimo.

Ben There, Dan That! è un divertentissimo gioco d’avventura punta e clicca che tributa immensamente i titoli che hanno reso famoso il genere. Dall’inizio alla fine del gioco, la sensazione di partecipare a qualcosa di nuovo, condita da un piacevolissimo fondo di nostalgia – a volte più esplicito, a volte meno – è costante e preziosa.

Ben e Dan sono due irriverenti e inseparabili coinquilini londinesi, appena tornati dal Perù dopo un’incredibile avventura che ha visto Dan (sì, il “povero” Dan Marshall che ha sviluppato sua manu l’avventura che giochiamo, con il graditissimo Adventure Game Studio) rimanerci secco e ritornare in vita grazie all’aiuto del tuttofare Ben.

Se volete sapere cosa è successo in Perù, perché si siano trovati lì e come abbia fatto Dan a rimetterci la pelle, la Special Edition risolverà il problema dal momento che arriva con una cartella carica di roba interessante, tra cui anche un’esaustiva spiegazione della “puntata precedente”.

L’inizio del gioco quindi ci catapulta negli ultimi istanti della loro avventura peruviana, in modo tale da introdurre il gameplay anche ai meno abbienti e da farci capire il grado di intelligente non-sense che sarà costante per tutto il gioco. In poco tempo, dunque, ritorneremo assieme al duo nel loro appartamento londinese. Qui, il redivivo Dan ha come primo desiderio il non perdersi la puntata di Magnum P.I. che stanno per trasmettere in TV in quel momento. Ben a quel punto, però, gli fa presente che la TV non funziona. La reazione è plausibile:

Già, perché Ben si è dovuto servire dell’antenna nell’avventura in Perù per salvare Dan e riportarlo in vita.

Ecco quindi che il gioco incontra un quasi-inizio ufficiale, quando Ben e Dan cercano un modo per costruire l’antenna che gli permetterà di vedere Magnum P.I. La ricerca ci condurrà nelle stanze del loro appartamento e ci porrà di fronte a determinate verità:

  • Muoveremo Ben, e Dan ci seguirà sempre passo-passo. Non a caso, “esaminandolo”, Ben dirà: “He’s the Max to my Sam”. Infatti i due sono inseparabili, proprio come Sam e Max, immortalati nel poster del loro soggiorno e spesso citati durante le loro vicissitudini.
  • Dan è bravissimo a spegnere e accendere gli interruttori della luce
  • Ben ha una stanza che fa schifo
  • Dan è lo sviluppatore di Gibbage, un gioco Deathmatch che viene spesso e volentieri etichettato da Ben come “graficamente scadente” (ma qualcosa mi dice che sia stato fatto di proposito per apostrofare qualche saccente recensione negativa dell’epoca)

La riuscita nell’impresa di creare un’antenna di fortuna, ci porterà a quella che sarà l’avventura vera e propria dei due coinquilini. Non appena avranno sistemato l’antenna, infatti, il segnale verrà captato da un’astronave aliena che, fulminandoli, li rapirà in pochi istanti.

Ignari del perché siano finiti su quell’astronave (nulla si dimostrerà essere frutto del caso), si troveranno a percorrere un lungo corridoio costituito da otto porte diverse, ognuna delle quali ha bisogno di una chiave diversa per essere aperta. Una di queste porte è quella del loro appartamento, quindi viene facile pensare che sia quella la porta da aprire per tornare a casa. Solo… Dove trovare la chiave a forma del simbolo dello Yin-Yang, simbolo universale dell’equilibrio? La risposta potrebbe celarsi dietro una (o più) delle altre porte.

Ma dove conducono tutte queste porte? Anzitutto va detto che non si tratta di porte normali, ma bensì di portali verso universi paralleli, in cui ci si può tanto trovare in un’Inghilterra che è entrata a far parte degli Stati Uniti americani, tanto in un mondo in cui i dinosauri sono sopravvissuti e sono sviluppatori frustrati di videogiochi (al lavoro, tra l’altro, sul sequel di Gibbage!)

Questa adventure è molto più vasta di quello che appare ad un primo sguardo. La grafica volutamente anarchica e abbozzata, anziché rappresentare un limite, rappresenta una divertente e caratteristica aggiunta al mondo di gioco che spesso e volentieri non si prenderà sul serio. Il lavoro più grande, fino a livelli mastodontici, è stato fatto per i dialoghi. Come Ben stesso precisa nel “making of” allegato alla Special Edition, anziché risparmiare fatica e fare le cose in maniera intelligente hanno preferito fare lo stupido lavoraccio di trovare dialoghi interessanti per quasi ogni singola combinazione di oggetti possibile nel gioco. Questa idea nasce principalmente dal ricordo (rivelatosi errato) che in giochi come The Secret of Monkey Island ci fosse una simile attenzione. In questo senso, quindi, il duo londinese supera i maestri.

Ancora, ultimamente più di rado ho incontrato, nei giochi d’avventura, un approccio ai puzzle che mi porta ad incontrare un ostacolo e non avere idea di come risolverlo al punto da modificare la mia considerazione di tutti gli oggetti presenti in una precisa stanza. Ultimamente fin troppo spesso capita di raccogliere oggetti giusto perché sono a nostra disposizione e poi aspettare il momento in cui serviranno effettivamente. Ovvio, anche in Ben There, Dan That! succede, ma molto meno del previsto. Anzi, a volte capita che, preso un oggetto prima di poterne effettivamente capire il suo utilizzo, si inneschi un botta e risposta esilarante tra i due, incentrato sulla stupidità del prendere un oggetto così inutile e sul “sì, però non si sa mai”. In quest’ottica, questo gioco rappresenta una grandissima lezione di puzzle design e di dialog writing.

Per adventurer esperti, ovviamente, la via verso la risoluzione dei puzzle sarà senz’altro più facile, soprattutto se si tratta di persone avvezze a questo genere di ironia. Tuttavia Ben There, Dan That! non è da prendere sottogamba, perché può riservare sorprese (grandi o piccole che siano) anche a chi crede di avere già tutto in pugno.

In ultimo, ma non per importanza, è da apprezzare il modo naturale con cui tutti i riferimenti ai classici del genere sono stati sparsi lungo il corso del gioco. Neanche le cose apparentemente più satiriche, oltretutto, sembrano effettivamente intendere qualcosa di negativo.

Insomma, giocare a Ben There, Dan That! è una cosa che va almeno provata a fare. Il voto? Visto che ci dev’essere per forza tanto vale aspettare di giocare e finire anche il sequel Time Gentlemen, Please!

Nel frattempo, non mancate di seguire Dan Marshall su Twitter e di correre a leggere la nostra recensione di Gun Monkeys!

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Un articolo di LostTrainDude

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Sono videogiocatore dai tempi del seggiolone (ero l'orgoglio della famiglia, riuscendo a battere i primi livelli di R-Type su Amiga a 2 anni) e appassionato di musica e scrittura dai tempi del liceo. Sono uno a cui piace fare un sacco di cose, il problema è che mi piace farle contemporaneamente. Ho conosciuto TheTMO prima per sentito dire (definito "la persona con più videogiochi che abbia mai visto") e poi, un paio d'anni dopo, per visto fare. Da quella volta che giocammo uno contro l'altro a Quoridor, se oggi sono qui a scrivere su Beavers e se siamo finiti a partecipare insieme alle Global Game Jam con la Lonely Crew, è probabilmente perché quella partita la persi. Da lì ho cominciato a condividere grandi avventure esilaranti su Beavers assieme ad Oink, Er'Pupo e Prophet che fanno di questo uno dei posti più belli e divertenti nei quali mi sia trovato a stare da sempre.

25 Febbraio 2014
Categoria: Comics

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